Red Hat Summit 2007: Day2

Si sono accese le luci sul porto di San Diego ed anche la seconda giornata del Red Hat Summit 2007 è terminata.
Questo secondo giorno di sessioni ha visto come ieri una grande partecipazione di giovani talenti del mondo del IT(Information Technology), infatti la maggior parte degli speaker è di età inferiore ai trent’anni, fanno eccezione le keynote tenute in genere da manager più anziani(dove per anziani intendo tra i 30 ed i 40 anni 🙂 ). Quasi tutti vestono in modo molto informale, decisamente easy-going ma ciò non toglie niente alla loro competenza e professionalità.
Perdonate il mio entusiasmo ma fa veramente piacere vedere tanti ragazzi così splendidamente impegnati nel cercare di dare una impronta diversa al modo, anche se questa impronta è “digitale”. Un altra annotazione alla conferenza, è che non ho visto molte donne presentare e comunque in genere un basso numero di iscritte alla conferenza rispetto ai maschietti, questo è un peccato.
Veniamo ora a qualche dettaglio più tecnico sulla giornata. Come già accennato ieri ho dovuto effettuare delle scelte fra le diverse sessioni tenute in contemporanea. Sarà perché sono un sognatore sarà perché sono un modesto programmatore ma la prima sessione che ha catturato la mia attenzione è stata quella tenuta dal Professor Deepak B. Phatak della School of Information Technology Indian Institute of Technology di Bombay, che ha presentato lo scenario attuale del movimento Open Source in India e quali sono le strategie adottate dal governo indiano per avviare un trend di creatività e produzione basato appunto sull’Open Source, che, come più volte ho sottolineato consente la realizzazione di infrastrutture tecnologiche a basso costo ed alta robustezza ed affidabilità. Sono rimasto ancora una volta impressionato dai numeri dati: circa 2500 College tecnici, migliaia di iscritti ogni anno per un paese che è già di fatto un leader nella knowledge industry (ricordo che ormai tutte le grandi società software hanno in India i loro centri di sviluppo software). Sono molti i progetti avviati in India soprattutto per le scuole e per i governi locali e regionali, finalizzati ad omogeneizzare le molteplici diversità etniche esistenti(pensate a quante lingue sono parlate) e tutto ciò è reso possibile solo grazie all’abbatimento dei costi permesso dal software Open Source.

Altra sessione da me seguita con molto interesse è stata quella dedicata al problema dei formati utilizzati dai documenti che tutti noi oggi produciamo o utilizziamo per esempio testi, fogli di calcolo e presentazioni, avete mai pensato che se scrivete una poesia da voi creata con un documento Word state di fatto chiudendola dentro una scatola di cui solo Microsoft ha la chiave? Ovviamente la risposta sta nei formati aperti di archiviazione dei documenti come l’Open Document Format utilizzato da Open Office. Ebbene durante la sessione sono stati presentati alcuni casi nazionali ( vedi Massachussets) di adozione a livello governativo di questi formati proprio per tutelare il futuro di quanto contenuto nei documenti e svincolarlo dal qualsiasi vincolo progettuale o venditore di software monopolistico. Per chi volesse approfondire la conoscenza su Open Office ed il formato ODF ho già scritto due articoli: primo e secondo.

Come per il primo giorno la serata è stata chiusa con una piacevole cena offerta da AMD e Red Hat nell’affascinante Museum of Air and Space di S. Diego dove tra cimeli dell’Apollo 9 e grandi Jet appesi al soffitto si è potuto gustare sushi, chilly, delicatezze di mare e buona musica.

Ad MAiora,
Luca

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