Apple Mail: Importare i messaggi da MS Outlook 2007

Non so dalla vostre parti, ma dove lavoro io, è un po’ di tempo che vedo sempre più colleghi comprare computer da tavolo e portatili Apple! Ne consegue, che sempre più spesso ho “clienti” che mi chiedono trucchetti e consigli su come “traslocare” da casa Microsoft a Villa Apple 😉
Una delle richieste più frequenti è come trasferire la posta elettronica(messaggi, folder e contatti) da MS Outlook a Apple Mail. Se sul sito della Apple trovate una ricca collezione di articoli e filmati su come passare da Windows a Mac OS X, quello che manca è proprio come risolvere il problema Outlook-Mail, perchè i due client di posta elettronica usano formati dei messaggi completamente diversi: Outook usa il formato proprietario “.pst“, mentre Apple Mail usa il più universale formato “.mbox“.
Nel prosieguo di questo articolo vi mostrerò come ho risolto il problema, ricordate solo che ho lavorato con Ms Outllook 2007 e Apple Mail 4.2.
Fondamentalmente si possono seguire due vie: una a pagamento ed una senza spendere niente se non un po’ di tempo in più.
La prima via è molto semplice, richiede solo l’acquisto del programma Outlook2Mail (http://www.littlemachines.com/) che, per circa 10 US$, permette di importare messaggi, contatti e calendari attraverso una unica interfaccia:

Passo 1
Passo 2

Passo 3

Il secondo metodo invece non costa nulla e, come detto, richiede solo un pochino di tempo in più. Inoltre scopriremo come ancora una volta, strumenti “open source”, rilasciati con licenza GPL(Gnu General Public License), ci aiutano a risolvere i problemi causati da chi invece il software lo “chiude”.
La prima parte della procedura verrà eseguita  sul pc dove avete MS Outlook e la seconda parte sul Mac. Inoltre ci occuperemo prima di importare i messaggi ed i folder e successivamente i contatti.
Entriamo nel vivo: Per importare i messaggi passeremo attraverso il client Thunderbird di Mozilla,

 che essendo Software Libero è più efficiente ed aperto anche agli altri formati.
Sul vostro Pc:

  • Scaricate ed installate(se già non lo avete) l’ultima versione di Thunderbird per Windows;
  • Rendete Outlook il default mail client;
  • Compattate la posta di Outlook 1. Scegliere Gestione file di dati… dal menu File.
    2. Fare clic per selezionare Cartelle personali, quindi scegliere Impostazioni….
    3. Nella scheda Generale scegliere Comprimi.
    4. Scegliere OK, quindi Chiudi.
  • Lanciare Thunderbird ed importare i messaggi usando Strumenti –> Importa –> Posta
  • Terminata l’importazione, dobbiamo eseguire, anche sotto Thunderbird,  la compattazione delle cartelle dei messaggi; dal menù File –> Compatta Cartelle (per approfondire il perchè della compattazione date una occhiata a quest’altro post)

Ora siamo pronti a spostare la nostra posta sul Mac:

  • Copiamo su di una chiavetta USB (o su qualsiasi altro supporto CD, disco esterno, etc) la cartella contenente tutta la posta; questa dovrebbe trovarsi in un percorso del tipo C:Documents and SettingsVOSTRONOMEApplication DataThunderbirdProfilesm4g3pt4g.vostronomeMail (attenzione che la stringa “m4g3pt4g” è generata casualmente, quindi per voi sarà sicuramente diversa). Se avete difficoltà a trovarla fate allora riferimento a questo articolo (in inglese) del supporto Mozilla;
  • Quindi portiamo questa cartella sul Mac e salviamola in una qualsiasi directory d’appoggio(per es. il Desktop).

Bene siamo a buon punto. Sul Mac ora ci serve un altro programma-utility: Eudora Mailbox Cleaner 4.9 (applicazione purtroppo x PowerPC che non gira con LION!!!)

Questo, a dispetto del nome legato al vecchio e glorioso programma di posta Eudora, è una utilità ancora praticissima per effettuare migrazioni di messaggi tra client di posta.

Scarichiamo il disco immagine del programma, facciamo doppio click per montarlo e trasciniamo l’icon di Eudora Mailbox Cleaner sul nostro desktop.
Il programma è semplice da usare:

  • Assicuratevi di avere chiuso Apple Mail;
  • Ora trascinate la cartella di Thunderbird(quella che avevamo appoggiato sul desktop) sull’icona di Eudora Mailbox Cleaner e selezionate le impostazioni della finestra di dialogo(vedrete che vi sarà concesso migrare solo i messaggi).
  • al termine del processo di migrazione, la cui durata dipende dal numero di messaggi che state importando, lanciate Apple Mail e se tutto è filato liscio vi ritroverete tutta la vostra posta.

Anche per importare i contatti potete seguire una via a pagamento ed una “Free Software”.
Per la prima ho trovato sui vari forum molti utenti(soprattutto dagli Stati Uniti) che suggeriscono l’acquisto di VCard4Outlook al prezzo di circa 14 Euro;
per la seconda via, quella a costo zero ho trovato questo eccellente, funzionale e libero(licenza GPL) programma: Outlook Data Export

che in pochi step consente di importare i vostri contatti da Outlook a Mail. Questo programmino è un add-in per Outlook 2007, che consente di esportare non solo contatti ma anche appuntamenti, tasks e note verso diversi formati(MSG, unicode MSG, RTF, TXT, CSV, ICS, vCard, HTML, XML).
A questo punto,  credo proprio siate pronti per mollare definitivamente il pesante Outlook e divertirvi con il più semplice Apple Mail, anche se, lasciatemelo dire, per me Thunderbird rimane il miglior client di posta elettronica!
Qui finisce questo piccolo tutorial, che a me servirà come promemoria per le prossime volte e che spero a voi possa servire per risolvere rapidamente il vostro problema.

Ad MAiora

Su Stallman, sul Software Libero in etica e in pratica

Martedì 11 Maggio Frascati ha ospitato, nell’ambito della LNF Spring School 2010, organizzata dai Laboratori dell’INFN, il fondatore del Movimento Free Software, Richard Matthew Stallman.
Io sono andato ad ascoltare questa sua conferenza dal titolo “Free Software in ethics and in practice” e voglio raccontarvi le mie impressioni. Ma concedetemi di partire, per una volta tanto, dalla fine. 
Al termini della conferenza, durata quasi due ore, c’è stata, come in tutte le conferenze che si rispettino, la sessione “Questions and Answers” che, vista l’attenzione con cui il pubblico (non numerosissimo, poco più di una cinquantina di persone) ha seguito l’evento, è stata ricca di domande. Personalmente ho chiesto a Stallman:”Questa sera ci hai raccontato di una interessantissima storia del tuo movimento e delle sue tante battaglie, alcune vinte altre perse. Una storia che ha avuto, ed ha ancora oggi, un processo di evoluzione e diffusione molto lento rispetto ad un mondo tecnologico che va invece a velocità supersoniche. Come pensi di poter sostenere tale sfida?” La sua risposta, semplicemente disarmante ed inequivocabile è stata:”Con il vostro aiuto nel diffondere nei vostri ambienti professionali, nelle vostre scuole, con i vostri amici, la filosofia del Software Libero“.
Ed allora eccomi qui a scrivere di questo incontro con un personaggio decisamente unico(basti vedere la foto sotto. Ha parlato tutto il tempo senza scarpe!),
di quelli che almeno per una volta nella vita, vale la pena di sentir parlare, a prescindere che poi se ne condividano le idee o no. Ovviamente sulla rete potrete trovare di tutto e di più su Stallman, ma averlo ascoltato dal vivo mi ha convinto a fissare per scritto le mie impressioni su di lui persona e soprattutto sul suo credo il “Free Software”. Alla fine di questo post troverete anche un elenco di link che rimandano a specifici argomenti o termini usati qui.

Allora iniziamo proprio dalla definizione che lui ha dato di Free Software. Stallman ha sottolineato che, mentre per la lingua inglese la dicitura “Free” può indurre a parallelismi con termini come “Gratis”, cioè termini legati a significati più economici e materiali, in italiano, noi possiamo e dobbiamo usare sempre la parola “Libero”, che calza perfettamente il concetto etico alla base della sua idea: Libertà di pensiero, libertà di scelta, libertà di condivisione, libertà d’uso. Da questa sua ricerca di libertà iniziata tanti anni fa, Stallman no intendendosi di politica, decise di provare a realizzare il suo sogno proprio partendo dal suo mondo cioè il mondo del software. Il suo progetto: Realizzare un sistema operativo completamente libero da licenze commerciali, non proprietario, in grado di funzionare su qualsiasi piattaforma.
Ma come un sistema operativo, che altro non è che un “programmone” di migliaia e migliaia di linee di codice,  avrebbe potuto cambiare la società? E cosa intende Stallman per libertà del software?
Il concetto è riassumibile in 4 libertà fondamentali:
(Notate come l’elenco che segue è numerato da 0(zero) a 3, perché Stallman come tutti i programmatori conta a partire da 0,  primo indice degli array nei principali linguaggi programmativi.)
  • 0.  Libertà di far girare un programma come si vuole, senza vincoli di nessun genere, compresa l’ipotesi di non farlo girare per niente.
  • 1. Libertà di vedere se il programma fa esattamente quello per cui è stato scritto e nient’altro! Quindi in concreto, libertà di leggere ed ispezionare il codice sorgente.
  • 2. Libertà di aiutare gli altri (colleghi, amici, etc.) fornendogli programmi e fornendoglieli senza infrangere nessuna legge. Possibilità quindi di ridistribuire i programmi senza limiti se non quello di mantenere tale programma libero.
  • 3. Libertà di collaborare e condividere in una comunità le proprie idee, le proprie modifiche apportate, al fine di un comune miglioramento e fruizione del programma.

Riguardo la pirateria software, Stallman ha ironizzato sostenendo che per lui esiste solo un tipo di pirati “Quelli che, con la benda nera all’occhio, attaccano le navi” ed a chi lo ha ulteriormente punzecchiato specificando il caso della musica “pirata”, lui ha replicato “Non ho mai visto, né sentito parlare di pirati che attaccano le navi usando strumenti musicali!”

Stallman continua il suo racconto con voce pacata, ma dalle sue parole traspare un fermo intento di lotta a tutti i software proprietari, arrivando ad affermare che per lui di fronte alla scelta tra un programma software proprietario o il niente, lui non esiterebbe a scegliere il niente. Personalmente trovo questo punto di vista troppo idealistico ed estremo, per non dire poco pratico, perché di fronte alle tante sfide tecnologiche che ci fronteggiano oggi, alcune anche molto importanti e serie per tutta la società, bisogna per forza essere pratici e pragmatici, ma risolvere i problemi se serve anche con strumenti software proprietari, pur non tralasciando l’analisi di alternative libere da licenze  e vincoli commerciali e senza quindi e ritirarsi sull’Aventino.
Con la sua dialettica tranquilla Stallman non rinuncia ad attaccare i modelli di business e sviluppo software di tutti i grandi nomi dell’informatica, così cita Microsoft per i suoi programmi a codici chiuso e con backdoor(vedi link in fondo); 
Apple per l’utilizzo delle DRM(Digital Rights Management); Amazon per il formato proprietario dei suoi e-book; e via via tanti altri compreso Google, per il quale ha però specificato, che i suoi prodotti vanno analizzati caso per caso, lasciando intendere che BigG forse un po’ della filosofia del software libero l’ha assimilata e messa in pratica.
Durante l’incontro il “guru” Stallman, 
perché realmente somiglia ad un santone indiano, ha riassunto la storia del suo movimento e dello sviluppo del famoso sistema operativo libero,  nato più o meno nel lontano 1983, con il nome di GNU(da pronunciare con la “G” dura). Questo acronimo da solo merita qualche riga di approfondimento perché nasconde un aspetto  caratteristico dell’uomo Stallman: la goliardia. Il capellone di New York, sorridendo racconta che lui come molti “mescola bit” (mia definizione personale di programmatore, hacker), ama i giochi di numeri e parole, ed è per questa ragione che coniò l’acronimo GNU che va letto come “GNU is Not Unix”. Come vedete il gioco è nel fatto che “GNU” non viene tradotto mai perché in una visione ricorsiva dell’acronimo rimane sempre “GNU”; un po’ come quando in TV si vede una telecamera che inquadra il monitor di un’altra telecameraed il risultato è un’immagine ripetuta all’infinito.
Ma torniamo alla storia. Dal 1983 fino agli inizi degli anni ’90 Stallman ed i suoi collaboratori(tutti volontari o pagati con fondi raccolti dalla comunità) scrissero migliaia e migliaia di linee di codice, per costruire e realizzare tutti i tasselli del sistema operativo libero(compilatore C, editor Emacs,etc.etc), arrivando quasi a completarlo. Mancava ancora però il “kernel”, cioè quella parte di programma che mette in comunicazione tutte le componenti hardware a più basso livello con gli strati software superiori. Siamo agli inizi degli anni 90, più esattamente nel 1991, quando un giovane finlandese Linus Torvald, scrive come tesi informatica universitaria proprio un  “kernel” chiamato “Linux”, usando molti dei prodotti già sviluppati dal progetto GNU e per questo decide di rilasciarne il codice sorgente e metterlo a disposizione della comunità Free Software. E’ la svolta. Il progetto di Stallman è ora completo, il sistema operativo GNU ha trovato il suo kernel ed da questo momento in poi si parlerà sempre più di GNU/Linux. Il resto del decennio passa in un susseguirsi, quasi frenetico, di rilasci di distribuzioni GNU/Linux, ognuna delle quali diversa per qualche dettaglio. Il dato di fatto è che i i grandi colossi(Microsoft, Apple, etc.) devono prendere atto che esiste un nuovo protagonista sulla scena e che è molto agguerrito.
Ma la guerra non è finita. E la minaccia al progetto di Stallman questa volta arriva proprio dal proliferare delle “distros”(distribuzioni) GNU/Linux che, per prevalere le une sulle altre, per ragioni di prestigio ed economiche (perché “libero” non vuol dire “povero”, mia considerazione), iniziano progressivamente ad aggiungere componenti software che, se da un lato le rendono più prestanti ed accattivanti, dall’altro sono spesso codici che per battere la concorrenza rimangono segreti, “chiusi”. Per Stallman è un brutto colpo alla sua idea di un sistema operativo completamente libero. Ma questa non è l’unica minaccia, nel 1998 fa la comparsa il famoso termine “Open Source”, che lo stesso Stallman tiene a precisare non essere in assoluto equivalente a “software libero”. Sono infatti molti i programmi o sistemi operativi che si fregiano dell’etichetta di “Open Source”, ma che poi al loro interno hanno comunque parti di codice proprietario. Per esempio alcune “distros” rivolte al mondo “enterprise” contengono driver di terze parti il cui codice non è disponibile. Per Stallman è tutto parte di una manovra commerciale ben lontana dall’etica di libertà da lui tanto cercata. Proprio su questo aspetto io trovo che l’approccio del movimento “Free Software” sia un po’ troppo radicale. Secondo me, per una vera affermazione del Software Libero servono comunque dei compromessi, sopratutto in ambiti professionali  di tipo “mission critical”, ma non solo.
Comunque per i puristi che vogliono sul loro computer solo software libero, Stallman suggerisce un elenco di distribuzioni completamente libere, consultabile sul sito della FSF, Free Software Foundation(vedi link in fondo) e se volete divertirvi, alcune di queste sono anche disponibili come LiveCD(vedi link in fondo).
Uno dei punti su cui Stallman ritorna durante il suo, mai monotono, intervento, è la necessità di educare la gente alla cultura dell’alternativa. Troppo spesso vengono effettuate scelte, senza la più pallida idea dell’esistenza di una alternativa eticamente ed anche praticamente più valida.
Un esempio: Si continua, quasi ovunque, a comprare ed usare MS Office, senza nemmeno sapere che è disponibile OpenOffice, che più volte ha dimostrato di essere migliore oltre che “libero”. Operare una scelta significa proprio confrontare duo o più soluzioni, non scegliere sempre la prima perché “così fan tutti”.
Un’altra tecnologia, che si sta rapidamente diffondendo e che secondo Stallman è una minaccia alle nostre libertà intellettuali ed alla nostra stessa privacy (lui è un po’ paranoico sulla privacy) sono tutte le applicazioni della categoria “Software as a Service”. Praticamente è un modello di distribuzione del software applicativo dove un produttore di software sviluppa, opera (direttamente o tramite terze parti) e gestisce un’applicazione web che mette a disposizione dei propri clienti via internet. Generalmente si tratta di programmi o servizi, che dir si voglia, quali e-mail, spazio di memoria(dischi virtuali), servizi di archiviazione di foto e video, etc. etc. Qui vengono subito in mente Google con il suo Docs, Apple con MobileMe, tutti i social netwoks, che noi quotidianamente riempiamo con le nostre idee ed i nostri dati personali. Secondo Stallman si tratta di tutti software che non fanno altro che prendere qualcosa da noi(ripeto idee, dati, etc.) dando nessuna o poche garanzie a noi utenti. A volte anche dietro il “Cloud Computing”(insieme di tecnologie informatiche che permettono l’utilizzo di risorse hardware o software distribuite in remoto), termine di grandissima attualità, secondo Stallman può nascondersi qualche insidia per le nostre libertà digitali.
Esaurito questo excursus sul software libero e la sua storia, sulle minacce più o meno nascoste dei software proprietari, Stallman ha toccato un tema a me molto caro: Il Software libero nelle scuole e nelle università.
Cioè l’importanza dell’adozione di questo modello per l’educazione dell’informatica e non solo. Nel mondo della scuola, infatti più che in ogni altro ambiente, bisognerebbe operare tali scelte; perché di fronte alla curiosità che hanno i nostri “natural born programmers”, così il “guru” ha definito le nuove generazioni di studenti, gli insegnanti non possono rispondere con frasi tipo:”Mi dispiace ragazzi ma non posso farvi vedere come funziona questo programma perché il codice è protetto e non visibile”. Il software proprietario, dice Stallman, non è solo nemico dello spirito dell’educazione, ma nel tempo crea “dipendenza” proprio come una droga. Perché uno studente che ha imparato solo ad usare MS Office, è chiaro che quando termina gli studi ed entra nel mondo del lavoro chiederà e cercherà solo gli strumenti che ha imparato ad usare! Così si innesca quel circolo vizioso, all’interno del quale è difficile far conoscere le altre alternative. I giovani a scuola dovrebbero imparare a condividere ed aiutare gli altri, anche passandosi strumenti(informatici) ed esperienze, ma come insegnare ciò se si usano programmi che non si possono copiare, condividere perché altrimenti si finisce con l’essere illegali?
Se vogliamo crescere buoni e consapevoli cittadini, dobbiamo muoverci anche in questi ambiti della didattica, scegliendo magari proprio strumenti basati sul software libero. E per fortuna in Italia abbiamo già qualche esempio positivo  in questo senso(vedi link in fondo).
Nonostante le argomentazioni serie, Stallman non ha rinunciato anche a momenti di scherzo vestendosi(con un tunica nera ed un bellissimo vecchio harddisk come aureola) da Saint iGNUcius e benedicendo i computer degli astanti per liberarli dal malware!

Concludo questo, forse troppo lungo post, con una curiosità-gossip: Sapete dove Stallman ha chiesto di alloggiare per la sua visita a Frascati?
Non in albergo, ma ha voluto essere ospitato da qualcuno che avesse in casa un pappagallo! Le star non esistono solo nel mondo dello spettacolo!

Ad MAiora.

Link utili:
LNF Spring School 2010: http://www.lnf.infn.it/conference/lnfss/10/
INFN: http://www.lnf.infn.it/public/
Locandina intervento di Stallman: http://www.lnf.infn.it/conference/lnfss/10/stallman.php
http://it.wikipedia.org/wiki/Richard_Stallman
Backdoor: http://it.wikipedia.org/wiki/Backdoor
DRM: http://it.wikipedia.org/wiki/Digital_rights_management
http://it.wikipedia.org/wiki/Linus_Torvalds
http://it.wikipedia.org/wiki/Linux
Distros Libere: http://www.gnu.org/distros/free-distros.htm
LiveCD: http://it.wikipedia.org/wiki/Livecd
Scuola e software libero: http://scuola.linux.it/

Rilasciato OpenOffice 3.2

Annunzio Vobis: E’ stata rilasciata e disponibile per il download la versione 3.2.0 di OpenOffice.
Quest’ultima versione riguarda sia la piattaforma Windows che quelle Linux e Mac. Le principali novità, così come riportate dal sito italiano del progetto (http://www.plio.it/ooo320), sono:

  • una velocità di avvio significativamente migliore rispetto al passato;
  • un miglior livello di compatibilità con i documenti di Microsoft Office 2007;
  • un miglioramento complessivo di tutti i componenti e in particolare del foglio elettronico Calc, che offre una dozzina di nuove funzionalità;
  • una migliore usabilità del modulo Chart (usato attraverso OpenOffice.org) con nuove tipologie di grafici business;

e se poi volete ulteriormente approfondire l’elenco delle novità potete consultarlo qui .

Infine per il download della versione italiana andate qui e troverete il pacchetto per ogni piattaforma (Win, Linux o Mac)

Io l’ho già aggiornato e voi?
Ad MAiora

Cracca al Tesoro 2010

Si chiama CAT, “Cracca al Tesoro” (o “Crack a Treasure” in lingua inglese) e dopo l’enorme successo della prima edizione tenutasi ad Orvieto nel luglio scorso, il primo hacking game cittadino chiamerà a raccolta hackers, esperti informatici e curiosi da tutta Italia per una sfida all’ultimo byte da tenersi a Milano il prossimo 13 marzo 2010 nella zona di Corso Como.

CAT, che si inserisce nelle iniziative organizzate in occasione del convegno Security Summit in programma all’Hotel Executive nei giorni 16, 17 e 18 marzo, è una versione moderna e tecnologica della ben nota Caccia al Tesoro e richiede ai giocatori che compongono le diverse squadre di superare con intelligenza, abilità e un po’ di social engineering le prove preparate per loro dal team tecnico.
Gli strumenti per superare le sfide sono semplici: un computer portatile (ma può anche essere un telefono cellulare con l’accesso WiFi, un Nintendo DS e così via), una connessione Internet wireless e molta, molta intelligenza, tenacia, pazienza e competenza tecnologica.
Si tratta, infatti, di “craccare”, cioè violare, le barriere di sicurezza che gli organizzatori creeranno attorno ad una serie di “access point” strategicamente disposti per accedere alle indicazioni che porteranno alla tappa successiva.
Di tappa in tappa, superando barriere sempre più complesse e articolate e individuando, gli “access point” che compongono il percorso, le squadre di “ethical hackers” giungeranno, alla fine del percorso, ad individuare la sfida finale, il Tesoro, che dà titolo alla gara.
Così gli sfidanti dovranno dare prova di intelligenza intuitiva per individuare gli “access point”, capacità tecniche per violarne le protezioni, senso di squadra per organizzare un lavoro di équipe. E naturalmente senso goliardico per cogliere lo spirito di divertimento dell’iniziativa, serissima dal punto di vista dei contenuti, delle “regole di ingaggio” delle difficoltà tecniche, ma allegra e giovanile nel suo modo di manifestarsi e di svolgersi.
In palio per i vincitori apparecchiature e gadget tecnologici, magliette e la soddisfazione di avere sfidato gli esperti più qualificati che hanno creato le “barriere” da superare.
Perché dietro a questo “hacking game” c’è una squadra di superesperti in sicurezza tecnologica, consulenti di tutte le principali organizzazioni di lotta alla criminalità informatica nazionali ed internazionali, che costituiranno una vera e propria “War situation-room“, un centro di controllo superprotetto e inaccessibile anche fisicamente, dove non solo saranno definite le barriere tecnologiche da “hackerare”, ma verranno anche tenuti sotto controllo i movimenti di tutte le squadre.
Tutto si svolge infatti nel più rigoroso rispetto delle regole della privacy e delle tecnologie del quartiere, senza invasione delle strutture esistenti, nè pericoli tecnologici di alcun genere per i cittadini e le strutture che ospitano gli access point.

Per partecipare alla Cracca Al Tesoro milanese è sufficiente iscriversi sul sito http://www.wardriving.it.

Notizia tratta dal sito dell’evento.

Ad MAiora

Google Chrome: Nuova release, nuove funzionalità

E’ di oggi l’annuncio dell’uscita della nuova versione di Chrome ( il browser di Google) per Windows. Tra le novità, due delle funzionalità più richieste dagli utenti: le Estensioni

e la sincronizzazione dei link(cioè mantenere la lista dei link organizzata su più computer).

Per gli utenti Linux le “extensions” sono già presenti nella versione beta , per gli afecionados della Mela (Mac OS X) entrambe le funzionalità, “extensions” e “bookmark sync” saranno presto disponibili nella versione Beta, quindi attendete pazienti 😉

Se volete saperne di più su Chrome cliccate qui.
Di seguito trovate il link all’annuncio completo sul blog di Google:
Official Google Blog: Extensions, bookmark sync and more for Google Chrome

Ad MAiora